Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/85

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capitolo viii 75

e di precipitarmi congiuntamente a lei da questo pertugio per eternare al mondo il mio nome. — Vi ringrazio, rispose l’imperatore, che non abbiate posto ad effetto sì perverso proponimento, e vi metterò d’ora innanzi in istato che non possiate darmi più questa sorte di prove di vostra lealtà: anzi vi comando nè di parlarmi, nè di trovarvi mai più dove io sia„; e dopo queste parole gli fece un presente ricchissimo, e non volle più sapere di lui. Da tutte queste cose io intendo inferire, o Sancio, che il desiderio di acquistar fama è operativo in mille maniere. Chi ti dài tu a credere che indotto abbia Orazio Coclite a gittarsi con tutte le armi dal ponte nella profondità del Tevere? chi abbruciò a Muzio Scevola la mano? chi spinse Curzio a precipitarsi nella voragine ardente che apparve schiusa in mezzo a Roma? chi in onta di tutti i presagi di funesti avvenimenti mosse Cesare al passaggio del Rubicone? E venendo a più vicini esempi, chi crivellando le navi lasciò in secco e isolati i valorosi Spagnuoli condotti dal rinomatissimo Cortez alla scoperta del Nuovo Mondo? Tutte queste ed altre grandi e straordinarie imprese sono, furono e saranno sempre frutto di quel desiderio che hanno gli uomini di conseguire rinomanza come premio e parte della immortalità che meritano i fatti più strepitosi. Noi però cristiani, cattolici, ed erranti cavalieri dobbiamo anelare più alla gloria delle vegnenti età (che eterna vive nell’eteree celesti regioni)