Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/131

Da Wikisource.

ragionamento settimo 125


     Il dio Pan porge orecchia al nostro canto

e gli arbuscelli
crollan le verde cime;
ivi i sonori augelli
10s’accordan con suo’ versi a nostre rime.
     S’accordan con suo’ versi a nostre rime
le pastorelle,
che nelle selve ombrose
pascon le pecorelle
15cogliendo gigli e le selvaggie rose.
     Cogliendo gigli e le selvaggie rose,
vidi l’altr’eri
la mia polita rosa
tra secreti sentieri,
20né mai la vidi sí bella e sdegnosa.
     Né mai vidi la mia sí umana e bella
se non il giorno
primo di questo mese,
ch’ella mi cinse intorno
25di verde foglie e d’amorose imprese.
     La pastorella mia nascosta, accorta,
bagnommi a sera,
in un fiorito prato,
perch’io forse non era
30secondo la stagion di fiori ornato.
     Mentre che io pianto inanzi all’uscio il lauro
al mio bel sole,
vidi fulgenti rai
col suon di tal parole:
35«Fortunato per me tosto sarai».


Niccolò. La ballata pastorale è stata bella; ma fatto sta se la ti riuscí come il componitor te la dipinse.

Visino. Basta, io mi contentai di quello. Ècci egli altri che sfoderi nulla? Chi ha dir, dica, ché la candela è al verde.

Nuto. Un madrigal vo’ dir io, e poi netto il paese:

     Qual doppo nuova pioggia
l’arco del ciel ne scopre incontro al sole
mille vaghi colori in varia foggia