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ragionamento settimo 151


principio della prima Giornata «opprimere»; o, per dir meglio, tasso voi che l’avete detto, ché potevi dire in altro modo.

Silvio. Questo è un ragionare!

Lollio. Che dicano costoro?

Silvio. Tassano alla bella prima: — Questo stile è pien di ciancie; costui magnifica chi gli è amico e tassa chi gli è nimico... —

Gottifredi. Fa molto bene a valersi de’ suoi ferruzzi.

Silvio. — ...Io l’ho per un frappatore; sotto una buona cosa o sotto velame d’una veritá ci mette cento bugie e mille ciancie impertinenti e fuor di proposito. — Oh, questa è la mia passione, questi sono stati i miei dispiaceri, veder dare i colpi agli uomini da bene! — Ma tutto mi passo d’un libro — dicono eglino — salvo che le tante parole superflue. —

Lollio. Bisogna vedere se le parole son del principale autore o del traduttore, perché colui che traduce spesso non sa se sia vivo.

Silvio. Passiamo inanzi. Un gran travaglio avrei di non sodisfare a chi vuol tradotto parola per parola; e s’io traducessi cosí, avrei quell’altro soprosso di toccarne, per non m’aver disteso dove bisognava e a pena quanto è lungo il lenzuolo.

Gottifredi. Circa alle traduzioni, non credo che si possi sodisfare se non a me, perché io mi contento d’ogni cosa. Seguitate a dire di chi compone, perché voi siate su la mia via.

Silvio. Sta fresco: so che la gli va a vanga! Prima e’ tocca una buona ramatata del dire: — Non è cosa, su questo giornale, che non sia stata detta e ridetta mille volte: questa è contro alla tale; questo non si può dire; questo lo disse il tale; questa cosa è rubata del tal luogo, quest’altra è rivolta per un altro verso; costui farebbe il meglio attendere ad altro, la non è suo professione. — O veramente, stupendo che sappi far tanto, dire: — Qualche uno gli compon l’opere: che sa costui di teologia? dove ha egli studiato mai filosofia, che sappi tanto? Io l’ho praticato molti anni che a pena sapeva diffinire «Cum ego Cato animadverterem». Oh Dio, guarda chi fa stampar libri! —