Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/177

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al reverendissimo monsignore

IL SIGNOR ASCANIO LIBERTINO

vescovo dignissimo d’avellino

e signor nostro osservandissimo

GLI ACADEMICI PEREGRINI

con riverenza, sí come e’ son tenuti,

salutano vostra signoria reverendissima.

Furon sempre d’opinione i nostri signori academici che le cose varie e le materie diverse piacessero molto piú che il sempre continuare in una forma medesima di dire e di comporre; onde si affaticarono a fare, non è molto, Mondi che fra l’uno e l’altro avessero gran differenza, poi con diletto loro grandissimo si sono occupati in certi Trattati cavati dall’antico, opera rara certamente, e ora, per maggior gusto de’ begli animali, hanno posto ogni lor cura a scriver ragionamenti nuovi al mondo, né si potevano cavare d’altrove si tosto che da gli academici Fiorentini e Peregrini (sia detto con pace di chi sa far meglio) e piú tempo fa registrati nell’idea della memoria de’ curiosi lor cervelli. Questo è il primo fondamento del nostro desiderio, adunque, di porgere al mondo cose tanto utili all’animo divino quanto dilettevoli all’intelletto umano; la seconda intenzion nostra è sempre stata d’onorare le persone, i principi, i gentiluomini e mirabili intelletti con il presentargli le nostre piccole virtú, e dedicare i libri stampati dall’academia a chi è degno d’onore. Vostra signoria reverendissima non si maravigli, adunque, se abbiamo saputo far scelta d’un si gentile, dotto e nobilissimo giovane pari di vostra signoria,