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220 i marmi - parte seconda


Giorgio calzolaio, Michel Panichi,
e Neri Paganelli.

Giorgio. Bastavi, che il nostro padre ha fatto una bella prèdica e io l’ho tenuta quasi tutta a mente; e se non fosse stato certi cicaloni che m’eran dietro, la saprei ridir tutta a parola per parola.

Neri. Guardate a non dir bugie.

Giorgio. Dio me ne guardi!

Michele. Non è gran fatto che un par vostro tenga a mente una prèdica, perché voi sapete a mente tutto fra Girolamo.

Giorgio. La memoria, messer Michele carissimo, non mi serve piú, da che mi fu tolto il bastone del padre divoto che io teneva con tanta divozione; io m’ho avuto a dicervellare, perché mi pare d’aver perduta mezza la vita. Oimè! che consolazione aveva io quando lo pigliavo in mano e lo consideravo bene bene, dicendo: — Questo è quel bastone dove il padre s’appoggiava quando andava a spasso; questo lo sosteneva per il viaggio quando ragionava delle cose della santa fede; egli è pure il bastone con il quale egli batté quel cattivo uomo e lo fece diventar buono. — E ora io ne son privo; pensate che ancóra ancóra ne piango!

Neri. Maestro Giorgio, egli v’è stato tolto per salute dell’anima vostra, perché voi avevi piú fede in quel bastone che nelle cose alte: ma lasciate ire queste novelle che non son da ragionare senza fastidio; diteci la prèdica.

Michele. I Marmi non son luoghi da prediche.

Neri. Quella parte solamente dite adunque che fa per i Marmi.

Giorgio. Ve ne dirò un pezzo che vi diletterá, perché la fia tutta tutta storie.

Michele. Piacerá, se le sono di quelle vere e approvate.