Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/27

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ragionamento primo 21


E univano gli atti, i salti, i passi, e ciascuno altro moto, con le parole dei canti, che parte erano di sopra, parte dietro alle prospettive, e parte sotto terra. Nel cielo s’udivano storte, violini, cetere, cembanelle, arpicordi, flauti, cembali e voce di fanciulli; in terra violoni, liuti, clavicembali, viole a braccio e voci di tutte le parti; sotto terra sonavano tromboni, cornetti senza boccuccio, flauti grossi, e a voce pari tutti i canti: talmente che queste musiche e questi intermedii furon giudicati piú stupendi che si potesser far mai e che mai fosser fatti. Quando io ebbi udito queste cose, egli mi venne sonno; e avendo da volare un pezzo a venire a Vinegia da Firenze, mi messi in compagnia di certi pipistrelli a mezz’aere e me ne venni. Il Viandante che vi fu poi l’altra sera, vi dirá ciò che vi si fece; e io per questa volta me n’andrò a dormire, essendo stato oggi mai la mia parte svegliato. Spero bene che udirete alcune belle tirate; e non ci andrá molte sere che io mi persuado di farvi udir la comedia, se colui che l’ha composta si degnerá fidarmene una copia, disse uno fiorentino, che io non so il nome, nel partirmi che io feci: sí che si può stare allegramente ad aspettar doman da sera, poi che ci è stato promesso cose allegre e dotte, che vi daranno tanto piacere e diletto che non vorreste che la sera avesse fine.