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IL NOBILE E IL PERDUTO

ACADEMICI PEREGRINI

Nobile. Ancóra che nuovamente dai moderni venghino dati in luce e alle stampe molti, anzi infiniti libri, non resta per questo che egli non se ne trovi degli antichi e begli e nuovi d’invenzione.

Perduto. Alla fede! che io credo che pochi ne possino venir fuori che non ce ne sia qualche poco di lume.

Nobile. Io ne ho uno raro certo, ed è nuovo.

Perduto. Di che tratta? oh, come l’avete avuto?

Nobile. E’ son forse tre anni che io mi ritrovai in Genova con un gran gentiluomo chiamato il signor Gregorio Spinola, il quale era signor di Campo, una terra che è posta nel mezzo delle montagne, quando si va da Otri per arrivare in Lombardia, luogo eccellentissimo per la state. Ora egli avenne che un altro signore, pur gentiluomo, andando seco ad un suo castello chiamato Magione, poche miglia lontano da Campo su la strada maestra, egli ci raccontò un caso nuovo e da maravigliarsi. Disse quel signor di Magione che, essendo una mattina sul molo di Genova, egli vi ritrovò un uomo d’un bello aspetto, forse di etá di trenta o poco piú anni, il quale latinamente gli prese a dimandare in qual parte egli potrebbe navigare che fosse paese sterile, diserto, orrido e solitario, per ciò che egli intendeva di fare una vita eremitica. Stupí il signore, udendo e vedendo questo uomo. Volle la sorte che egli avesse ottime lettere, e gli rispose; onde venne in sí fatta cognizione che ’l signore conobbe costui esser di molte lingue e di molte scienze dotato perfettamente: egli aveva l’ebrea, la caldea, la greca, la latina, spagnola, francese e la todesca lingua, che