Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. II, 1928 – BEIC 1814755.djvu/218

Da Wikisource.


IL PELLEGRINO

IL VIANDANTE E IL ROMEO

ACADEMICI PELLEGRINI


Viandante. Voi che sapete la lingua todesca dovesti aver piú piacere assai che il Romeo, udendo favellare quel re di Boemia e quegli altri gran maestri. Come fece Mantova gran festa per la sua venuta?

Romeo. Bella, per tal cosa all’improvista.

Viandante. Non accadeva far feste, perché era un passaggio; e poi di queste visite la cittá n’ha spesso.

Pellegrino. Che cosa n’avete voi riportato, di quella corte, che vi sodisfacesse?

Viandante. Un certo rallegramento che fanno insieme una volta il mese, mi cred’io, o quando piace al re e alla reina.

Pellegrino. Che rallegramento? Questo è un nuovo modo di piacere: cene, banchetti, musiche o donne e uomini a balli o giochi?

Viandante. In quel modo che noi dopo cena con le donne troviamo de’ giochi e gli facciano, loro n’hanno uno, ma non so se sempre usano il medesimo.

Pellegrino. Avrò caro d’intenderlo.

Viandante. E io di dirvelo. Una sera, circa a un’ora di notte, si adunarono in una bellissima stanza e bene ornata, con il re e la regina, tutti i primi signori e gran baroni della corte; nella quale stanza v’erano, come in cerchio di luna, sederi per tutti, molto comodi e pomposi; e quivi da ...(chi fosse che lo facesse non m’accorsi)... il re o da altri fu dato un luogo a una donzella e a un gentiluomo; e cosí di mano in mano, secondo che pareva a lui, diede da sedere: cosí in un súbito furon tutti