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i marmi - parte terza 49


Ardito. Favellano forse i marmi?

Servitore. Ogni cosa favella: il cerchio dell’osteria dice: — Qua si alloggia e si bee e mangia — ; i nugoli favellano e dicon: — Guardati che io t’immollerò, se tu non vai al coperto — ; il fuoco dice anch’egli: — Non mi toccare — ; e, brevemente, ogni cosa favella, pur che noi intendiamo il linguaggio: sí che non sarebbe gran fatto che favellasse ancóra quel marmo. Udite che favella; vedete s’io v’ho detto il vero?

Giove di marmo parla.

Il serpente sí fu da me fatto e gli diedi gran forza, gran potere, ed egli contro all’uomo, per propria malignitá, che è mio simile ed è come me medesimo, ha sempre cercato d’operare; ma l’uomo s’è difeso il meglio che ha potuto, pur non ha saputo sí bene schermire che non abbi ricevuto danno da lui. Adesso veniva al mio convito per far del resto; ma io, accortomene, l’ho gastigato; e si può dire, cosí per allegoria: che mai alcuno si fidi d’uomo che viva, per dire: — Io gli ho fatto del bene e giovatogli, onoratolo e fattogli utile — perché artifiziosaniente egli ha preso di questo serpente veleno e con le buone parole t’inganna e con il mèle ti porge assenzio e con le rose spine: e questo fu il fine dello scultore.

Ardito. Io come stupefatto mi leverò da tavola e non dirò altro, perché son fuor del mio ardire.

Quieto. Andiancene nel nostro giardino domattina a desinare; poi di questo caso raro e del restante del nostro ragionamento ragionaremo a bell’agio.

Servitore. Io in questo mezzo potrò dire d’essere stato cagione di far favellare una figura di marmo.