Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. II, 1928 – BEIC 1814755.djvu/70

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i marmi - parte terza 65


virtuosamente: il saper fare tutte l’arti vulgari l’ho per nulla; l’esser maestro di quelle che danno spasso agli occhi, me ne fo beffe, se non in tutto, per la maggior parte: solo gli farei attendere a quelle arti liberali che hanno cura della virtú.

Pedone. Quasi che voi v’accostate al mio animo, a quella parte dove io voleva ultimamente cadere con la mia dottrina: attendere a una parte di filosofia naturale, di alcuna morale e alcuna ragionevole.

Giomo. Or, cosí, entratemi nelle arti liberali, acciò che io guadagni di cotesto ragionamento qualche frutto.

Pedone. Quando si viene alle quistioni naturali, si sta al testimonio del geometra.

Santi. Lasciate dire a me circa a tutte l’arti liberali. Adunque potren dire che quello che l’aiuta è parte di sé.

Pedone. Molte cose ci aiutano, ma non per questo son nostre parti; anzi, se fossero parti, non ci aiutarebbono.

Santi. Ora che noi ci cominciamo ad intendere, il cibo è del corpo aiutorio, non di meno non è parte di quello. Il mestieri della geometria ci dá pur qualche cosa: cosí ella è necessaria alla filosofia come il fabro a lei; ma né ancóra il fabro è parte della geometria né lei è parte della filosofia; oltra di questo l’una e l’altra ha i suoi fini.

Giomo. Potens per terra, voi favellate alla sottile! Io perdo il filo, io son come insensato; egli mi pare intendere un poco, poi un altro pezzo non vo né in cielo né in terra.

Santi. Guarda se tu attignessi questa, per sorte: il savio cerca e sa le cagioni delle cose naturale, i numeri e misure delle quali il geometra perseguita, e fa conto di che materia sieno le cose celesti, che forza abbino e di che natura siano; il savio fa il corso e ricorso e alcune osservazioni per le quali salgano e scendono e alcuna volta mostrano di fermarsi, conciosia che alle cose celesti non è lecito fermarsi; il matematico raccoglie qual cagione mostri nel specchio le imagini; l’uomo savio lo sa; il geometra ti potrá dir questo, quanto debba esser discosto il corpo dalla imagine e qual debba esser la forma dello specchio e che imagine rappresenti; il filosofo ti proverá