Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/137

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ragionamento settimo 131


è la nostra pronunzia, a non far quel romore, benché i nostri contadini l’usino. Brevemente, egli mi pare quasi impossibile a farne regola, da che tante gramatiche si vanno azzuffando attorno; e il nostro favellare e il nostro scriver fiorentino è nella plebe scorretto e senza regola, ma negli academici e in coloro che sanno egli sta ottimamente. Però, se noi facessimo delle regole, che è che è, voi ci piantareste inanzi una scrittura d’un de’ nostri e v’atterreste alla vostra regola, alla quale giá con l’uso delle stampe da voi altri approvate ha giá posto il tetto: sí che noi scriveremo a modo nostro e favelleremo e voi con le regole e con i vostri termini vi goderete la vostra pronunzia e le scritture dottissime.

Conte. Alla fede, da real cavalieri, che ancor voi sète entrati talvolta nel pecoreccio con quelle vostre ortografie.

Alfonso. Noi facciamo a farcene una per uno: voi aveste il Trissino e noi Neri d’Ortelata. Non sapete voi, signor conte, che ogni estremo è vizioso?

Conte. Un vocabulario di lingua e d’ortografia non sarebbe cattivo.

Alfonso. Gli mancano i libri dotti? La fabrica, Le ricchezze, L’Acarisio, Il Calepino vulgare, e cento altri libri: è ben vero che non sono di noi altri fiorentini.

Conte. Voi altri scrivete pure, come ho veduto nei libri «golpe, volpe; corbo, corvo; lione, leone; lionfante, leofante»; e fate senza H «uomo» e tale scrive «vuovo, ovo» e «huovo».

Alfonso. Il fatto de’ cavagli (per dire a rovescio) non istá nella groppiera: egli c’è chi scrive per dar la baia al mondo, come il Doni, e chi scrive per insegnare, come il Giambullari; altri scrivono per mostrar dottrina, come... non lo vo’ dire, perché molti de’ dotti ancor loro, per ritirarsi appartatamente, fanno delle cose e le lodano che, vedendole fare ad altri, le biasimerebbano. Il Boccaccio usò molte parole una sola volta o due, come colui che non volle lasciarne perdere una che non fosse fiorentina naturale; ma egli le pose tanto a proposito, e tanto a sesta al suo luogo, che in altro luogo che quello non vaglian