Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/235

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ragionamenti arguti 229


pagamento e senza angaria di cosa alcuna, acciò che tutti gli uomini possino considerare la infelicitá nostra. Dio vi conservi, eccetera».

Neri. Questa è giá finita?

Michele. Finita.

Neri. Ora che io voleva udire assai di questa cosa, non ce n’è piú: almanco avesse ella durato insin che sonava le tre ore! Perché me ne sarei andato con quella fantasia a casa e travagliatomi su ’ libri della strologia e avrei veduto quel che significa questa cosa; perché non s’ha da pensare che la sia fatta o nata a caso.

Michele. Udite l’ore: voi potete andare strolagando ogni volta che voi volete.

Neri. E il resto delle lettere quando si leggeranno?

Michele. Un’altra volta.

Neri. Pur che le non si smarrischino.

Michele. Io n’avrò cura. Ma ecco maestro Giorgio: voi siate ritornato?

Giorgio. Per che, non indovinareste mai.

Neri. Per dirci la prèdica.

Michele. Anzi per menarci a bere.

Giorgio. Per cotesto, se voi volete; ma io son venuto che mi prestiate quelle lettere di quelle nuove, perciò che domattina io vo alla Maddalena con il padre predicatore e gne ne voglio lèggere.

Michele. Son contento; ma guardate di non le perdere.

Giorgio. Siatene sicuro come voi proprio l’aveste nella cassa.

Michele. Eccovele.

Neri. Fate che le si riabbino, perché voglio udire il resto; e buona notte.

Michele. Mi raccomando.

Giorgio. Rimanete in pace.