Pagina:Dopo il divorzio.djvu/105

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— Mangiare, non mangiare? — si domandava senza accorgersi della sua domanda. Guardò le stelle. Era vicina la mezzanotte. Che aveva concluso quella piccola bestia del padrone? Giacobbe fu ripreso da un impeto d’ira specialmente contro zia Bachisia che era impudentemente arrivata fin lì per sollecitare il pazzo progetto del giovane proprietario. Giacchè, si capiva bene, il prestito non era che una scusa della vecchia arpia per attirare Brontu, per deciderlo e convincerlo. Ah, era odiosa quella donna. Non aveva coscienza? Non credeva in Dio? A queste domande Giacobbe Dejas si rifece pensieroso: poi tornò a coricarsi chiedendosi se aveva fame e se doveva mangiare.

No. Non aveva fame, nè sete, nè sonno. Non poteva trovar pace nè coricato, nè seduto, nè in piedi; e per distrarsi alquanto cominciò a sbadigliare forzatamente ed a parlare a voce alta dicendo cose inconcludenti. Pensava però ostinatamente a quella cosa. Era orribile, orribile! Maritare una donna già maritata! E se Costantino tornava? Chi sa: tutto nel mondo è possibile. E anche se il condannato non tornava, ebbene, e il figlio? che avrebbe detto il figlio, giunto alla età della ragione, sapendo che sua madre aveva due mariti? Chi aveva fatto quella legge? Ah! Oh! Erano ben stupidi gli uomini della legge! Giacobbe rise in alto; ma dentro, ben dentro il cuore ebbe tutt’altra voglia che di ridere.

Tornò ad alzarsi, riprese il fiaschetto dell’acquavite e pensò:

— Se Brontu chiede chi ha bevuto l’acquavite,