Pagina:Dopo il divorzio.djvu/149

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— Eh no! Ella sposerà l’illustrissimo signor sottoprefetto.

Ella sollevò e riabbassò rapidamente la faccia, aprendo le labbra; si videro i suoi occhi lampeggiare e la sua fronte arrossire. — È vecchio! — disse Minnia. — Io lo conosco, sì; passeggia sempre alla stazione. Ih! ha una lunga barba rossa. E il cilindro.

— Ah, anche il cilindro?

— Sì, il cilindro: è vedovo.

— Chi è vedovo? Il cilindro?

— Tu stai zitta — disse energicamente la fanciulla, volgendosi alla sorella.

— No, io non sto zitta! Eppoi è anche un frammassone: egli non battezzerà i figli, non sposerà in chiesa. No, è così! In chiesa non ti sposerà.

— La signorina è bene informata! — disse zio Efes Maria, sempre pulito.

E allora zia Porredda, che ascoltava intenta, e che aveva a stento rattenuto un grido alla parola «frammassone», agitò le braccia e proruppe:

— Sì, un frammassone! Sì, di quelli che pregano il demonio; sì, in fede mia, mia nipote sarebbe disposta a prenderselo lo stesso! Siamo tutti in perdizione. Ebbene, Grazia legge i cattivi libri, i giornali indemoniati, e non vuole più confessarsi. Ah, quei libri proibiti! Io perdo il sonno pensandoci. Ebbene, ecco cosa voglio dire; Grazia legge i libri cattivi: Paolo, lo vedete, quello lì, dottor Pededdu, quello lì ha studiato in continente, dove non si crede più in Dio: sta bene, cioè sta male, ma si capisce