Pagina:Dopo il divorzio.djvu/192

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tava al solo pensiero che gli uomini potessero commetterlo. Uno dei suoi più grandi dispiaceri era stato il divorzio e il nuovo matrimonio di Giovanna, un po’ sua figliuola di latte, alla quale tuttavia aveva prestato i denari per il corredo. Suo fratello la burlava sempre.

— Ecco il nostro amico Isidoro che vuol prender moglie: è venuto per consigliarsi con te, — le disse.

— Che tu sii benedetto, Isidoro Pane, è vero che tu vuoi ammogliarti?

— Andate là! Andate là! — rispose bonariamente il pescatore.

— Ah, voi non volete ammogliarvi? — gridò Giacobbe, strappando coi denti ancora forti un pezzo d’arrosto che teneva con ambe le mani. — Siete un animale immondo. Ecco, germana mia, egli ha delle amanti.

— Questo non lo credo.

— Che tu mi veda in cielo se mento. Sì, egli ha delle amanti che gli succhiano il sangue...

La donna e Isidoro risero, — un riso da creature innocenti, — comprendendo che Giacobbe accennava alle sanguisughe.

Il servo cominciò a tagliuzzare la carne col suo coltello affilato, tenendola fra i denti e la mano sinistra, e dicendo che sembrava l’orecchia del diavolo tanto era dura. E quei due, ora che avevano cominciato, ridevano per ogni piccola cosa. Giacobbe, però, non rideva: non sapeva perchè, ma il buon umore di due ore prima era passato.

— Dopo vi condurrò a vedere il mio palazzo: