Pagina:Doveri dell'uomo di Giuseppe Mazzini, Londra, 1860.djvu/152

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spento la libertà della patria, avrebbero forse potuto diventar fatti. Oggi lamentano perduta la libertà senza aver conquistato il benessere. No, senza Dio, senza coscienza di legge, senza moralità, senza potenza di sacrificio, perduti dietro ad uomini che non hanno nè fede, nè culto del vero, nè vita d’apostoli, nè cosa alcuna fuorchè la vanità dei loro sistemi, io lo dico con profondo convincimento, non riuscirete. Avrete sommosse, non la vera, la grande Rivoluzione che voi ed io invochiamo. Quella Rivoluzione, se non è una illusione d’egoisti spronati dalla vendetta, è un’opera religiosa.

Migliorare voi stessi ed altrui; è questo il primo intento ed è la suprema speranza d’ogni riforma, d’ogni mutamento sociale. Non si cangiano le sorti dell’uomo, rintonacando, abbellendo la casa dov’egli abita: dove non respira un’anima d’uomo ma un corpo di schiavo, tutte le riforme sono inutili; la casa rabbellita, addobbata con lusso è sepolcro imbiancato, e non altro. Voi non indurrete mai la Società alla quale appartenete a sostituire il sistema d’associazione a quello del salario, se non provandole che l’associazione sarà tra voi stromento di produzione migliorata e di prosperità collettiva. E non proverete questo, se non mostrandovi capaci di fondare e mantenere l’associazione coll’onestà, coll’amore reciproco, colla facoltà di sagrificio, coll’affetto al lavoro. Per progredire, vi conviene mostrarvi capaci di progredire.

Tre cose sono sacre; la Tradizione, il Progresso, l’Associazione. «Io credo» — scrissi queste cose venti anni addietro — «nella immensa voce di Dio