Pagina:Doveri dell'uomo di Giuseppe Mazzini, Londra, 1860.djvu/91

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nellasse più certamente e più intimamente colla vita collettiva di tutti, colla vita dell’Umanità, Dio v’ha fatto esseri essenzialmente sociali. Ogni essere al disotto di voi può vivere da per sè, senz’altra comunione che colla natura, cogli elementi del mondo fisico: voi nol potete. Avete a ogni passo necessità dei vostri fratelli; e non potete soddisfare ai più semplici bisogni della vita senza giovarvi dell’opera loro. Superiori ad ogni altro essere mercè l’associazione coi vostri simili, siete, se isolati, inferiori di forza a molti animali, e deboli e incapaci di sviluppo e di piena vita. Tutte le più nobili aspirazioni del vostro core come l’amor della Patria, e anche le meno virtuose come il desiderio di gloria e dell’altrui lode, accennano alla tendenza ingenita in voi, ad accomunare la vostra vita colla vita dei milioni che vivono intorno a voi. Voi siete dunque chiamati all’associazione. Essa centuplica le vostre forze: fa vostre le idee altrui, vostro l’altrui progresso; e innalza, migliora e santifica la vostra natura cogli affetti e col sentimento crescente dell’unità dell’umana famiglia. Quanto più sarà vasta la vostra associazione coi vostri fratelli, quanto più intima e complessiva, tanto più innanzi sarete sulla via del vostro miglioramento. La Legge della vita non può compirsi tutta se non dal lavoro riunito di tutti. E ad ogni grande progresso, ad ogni scoperta d'un frammento di quella Legge, corrisponde nella Storia un allargamento dell’associazione umana, un contatto più vasto fra popolo e popoli. Quando i primi Cristiani vennero a proclamare l’unità della natura umana di fronte alla filosofia pagana che ammetteva due nature, di padroni e di schiavi, il popolo Romano avea portato le sue aquile