Pagina:Doyle - Le avventure di Sherlock Holmes.djvu/12

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che siete uscito in questi ultimi giorni con un pessimo tempo e come pure indovino che avete una domestica di una grande negligenza.

— Oh! questo è troppo! esclamai. Sì, è vero, fui sorpreso sabato da un temporale, ma mutai d’abiti: e in quanto a Mary Jane, la mia cameriera, sventuratamente è proprio vero, è di una trascuratezza fenomenale! Ma voi mi direte come...

— È cosa molto semplice, riprese Holmes addossandosi al caminetto; è il vostro stivale sinistro che tutto mi rivelò. Esaminatelo; ha nelle suole sei tagliuzzi paralelli e voi non li avete neppur osservati! Quei segni furono fatti dalla domestica che negligentemente levò con un coltello il fango disseccato aderente alla suola. E da ciò la mia duplice deduzione, che siete stato esposto alla pioggia, e che la vostra serva è negligente. E credete mi sarebbe forse difficile — se non vi conoscessi — il capire, alla prima occhiata, quale fosse la vostra professione? Emanate un odore d’iodoformo, l’indice della vostra mano destra è macchiato di nitrato di argento e una ammaccatura sul vostro cappello mi rivela che vi introducete il vostro stetoscopio: come a tali indizii non riconoscere in voi un figlio di Esculapio?

Accese una sigaretta e proseguì:

— Voi vedete come un altro ciò che vi circonda, ma non osservate. Tutto sta in questo. Voi certo avete contemplato più di mille volte la scala che conduce a questa stanza — vostra un tempo. Scommettiamo che non sapreste indicarmi il numero dei suoi gradini.

— Difatti...

— Però, voi li avete veduti quei gradini? Io ho osservato; vi sono dieciasette gradini. A proposito, poichè sembrate seguire con piacere le mie piccole ricerche e che in due o tre casi già voleste servirmi da confidente — come nella tragedia classica — forse questo v’interesserà.