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IL RITORNO
Un profumo squisito di abete si diffondeva nella sala da pranzo del dottore, ove le pareti e le porte erano ornate di tralci e ghirlande di alloro.
La tavola era preparata. La lacerna, sospesa al soffitto, proiettava la sua luce sulla tovaglia bianca, la porcellana, i fiori, i piatti di cristallo colmi di dolci fatti in casa — sulla frutta secca e sugli aranci.
Nella gran stufa di ghisa il fuoco schioppettava allegramente.
Le finestre, colle tende sollevate, lasciavano scorgere un bel paesaggio invernale; campi di neve ed alberi sui quali la brina scintillava al chiarore della luna.
Un bimbo e una bimba di una diecina d’anni circa, e una leggiadra giovinetta contemplavano la disposizione dell’ambiente, ch’era opera loro. Una aspettativa giuliva si leggeva sul volto dei bimbi, perchè non era lontano il momento in cui loro sarebbe permesso di ammirare l’albero del Natale eretto là nel salotto. La sorella maggiore sforzandosi di sorridere, però non perveniva a nascondere una grande tristezza. E il dolore suo era grande perchè si tergeva due lagrime che non aveva potuto trattenere.