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Ma le giornate sanguinose e fatali di Magenta e Solferino passarono e quelli cui la sventura non avea colpiti nei loro cari, cominciavano a dimenticare.

La guerra era finita, ma la giovane donna attendeva ancora: io m’impietosiva per essa, comprendendo che non aveva nè parenti nè amici.

E il mio interessamento divenne tanto grande che cominciai a sorridere graziosamente alla sua fantesca, e siccome questa vi corrispondeva, presto entrai in conversazione.

Un mattino mi chiese se non avevo lettere per la sua padrona e mi narrò che era malata.

— Povera signora — diss’io con uno sguardo affascinatore — sembra ch’essa abbia dei dispiaceri, e sospirai come se io pure avessi il cuore gonfio.

La servetta arrossì, tacque, ma poco dopo mi lasciò capire quanto sapeva.

— Alessandro Grisi, il marito della sua padrona, era soldato volontario dell’esercito garibaldino: alla vigilia della battaglia di Solferino egli aveva ancora scritto alla moglie una lunga lettera.... d’amore, soggiunse la radazza, ma annunciando che stava per ricevere il gran battesimo del fuoco all’indomani, che un brivido di terrore lo invadeva al pensiero del sangue che sarebbe andato versato.

— Oh, ed è perito sul rampo di battaglia — interruppi — povero giovane!

— No — rispose essa scuotendo la testa — od almeno lo ignoriamo. La mia padrona sembrava uno spettro quando lesse la lista dei morti, con una mano sul cuore — il dottore dice che poteva morire sul colpo — ma quando trovò il suo nome fra i mancanti e non fra i morti, sorrise e sclamò: Dio sia lodato! E dopo di ciò attese pazientemente, trasalendo ad ogni passo d’uomo che ode avvicinarsi.

— Egli può venire un giorno, Maria — mi va dicendo mentre ogni sera preparava la stanza per lui — niuna nuova è buona nuova.

— Ma può essere prigioniero, signora — diss’io una volta.

— No — rispose essa sorridendo — non lo è. Il