Pagina:Doyle - Le avventure di Sherlock Holmes.djvu/25

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E siccome non comprendendo quella ilarità io lo interrogavo:

— Vengo dall’aver fatta una piccola inchiesta sulla nostra avventuriera, e in fede mia, non ne sono malcontento. Questa mattina prima delle otto sono uscito travestito, come vedeste, da “palafreniere senza lavoro”

Non v’è di meglio per apprendere ciò che si vuol sapere, che il frammischiarsi alla gente di scuderia; esiste fra loro come una lega framassonica, e per un fratello nell’impiccio, hanno tesori d’indiscretezza. Mi fu facile trovare Briony Lodge. La villa è stupenda, due piani, con facciata sulla via e un gran giardino dietro. A destra della porta, una gran sala riccamente ammobigliata, con alte finestre che arrivano fino al suolo, ma che si chiudono male però come tutte le finestre inglesi. Tolto questo nulla di saliente, se non che si può entrare nella casa dalla finestra che dà sulla rimessa. Ne conosco tutti i ripostigli già, perchè la esaminai davvicino. Poi gironzai nella via. Come m’attendevo scoprii una scuderia in un vicolo che fiancheggia il giardino. Legai conversazione coi cocchieri, gli aiutai a strigliare i cavalli e ricevetti pel mio disturbo quattro soldi, un bicchiere di cognac e due pipe di cattivo tabacco. In cambio appresi un’infinità di cose curiose sulla nostra Irene! È vero che dovetti assorbirmi la biografia di cinque o sei imbecilli del vicinato dei quali conosco ora tutti i difetti.

— E Irene Adler?

— Oh! ella ha fatto girare tutte le teste della parrocchia. È realmente la più bella creatura che si possa immaginare; almeno lo si dice là in quelle vicinanze. Vive molto ritirata, canta nei concerti, e fa ogni giorno una passeggiata in vettura, dalle cinque alle sette. Esce raramente di sera. Non le si conosce che un amico, ma le è fedele pare, e si mostra molto assiduo. È bruno, grande e molto