Pagina:Doyle - Le avventure di Sherlock Holmes.djvu/31

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— Dal suo banchiere o dal suo avvocato forse.... Però questo mi stupirebbe. Le donne amano troppo il mistero; serbano volentieri un segreto, almeno quando questo è il loro.

— Ma come lo scoprirete? Due volte già dei malfattori pagati hanno perquisita la casa e l’hanno invano cercato.

— Non lo cercherò! costringerò ella stessa a mostrarmi ove lo nascose...

— Zitto, eccola che ritorna.

Un landeau sbucava all’angolo della via. Mentre si arrestava dinanzi alla villa, un mendicante si avvicinò frettolosamente alla vettura, nell’intenzione di voler aprire la portiera.

Ma un altro aveva avuto la medesima idea, e ambidue si spingevano uno coll’altro per raggiungere ciascuno il loro intento. Le imprecazioni e le busse piovevano come grandine. I soldati, l’arrotino, presero parte anch’essi alla mischia, e in un istante, Irene, che scendeva dalla vettura, si trovò attorniata da dodici o quattordici individui molto eccitati e schiamazzanti con tutta la forza dei loro polmoni. In quel momento Holmes si slanciò, aprì la folla per offrire il suo braccio alla giovane signora.

Ma di repente egli mandò un grido e cadde gravemente al suolo, col volto grondante di sangue.

Soldati e mendicanti vedendo cadere l’amico mio, sparvero in fretta, mentre taluni curiosi indifferenti meglio vestiti questi, si accostavano al pseudo-clergyman. Quanto ad Irene, liberatasi da quella confusione, in fretta aveva salita la gradinata.

La graziosa sua personcina si staccava ora sulla viva luce del hall.

— Quel povero clergyman si fece molto male? chiese.

— È morto, gridò una voce.

— No, no, vive ancora, dissero altre voci, ma se non si fa presto è al cimitero e non all’ospitale che si dovrà condurlo.