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122 | Scola della Patienza |
avanza di gran lungha, e supera ogn’altro dolore.
Christo Redentor del mondo non si lamentava nel monte Oliveto, e nel monte Calvario de i crudelissimi colpi de i flagelli, nè delle punture delle spine, nè del tormento che gli davano i chiodi; mà si bene della mestitia dell’anima, e d’esser stato dal Padre abandonato nella Croce, e perciò ad alta voce gridava. L’angoscia, e l’affanno, ch’ebbe Christo, fù inesplicabile onde poi nacquero quelle voci: Tristis est anima mea usque ad mortem. E quell’altre: Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me? L’anima mia è piena d’un affanno, e d’un’angoscia mortale. Dio mio, Dio mio perche m’havete voi abandonato? Le piaghe dell’anima vincono d’acerbità ogni dolore: Di qui è che l’Ecclesiastico disse: Omnis plaga tristitia cordis est. b L’affanno, e l’af-