Vai al contenuto

Pagina:Dresselio - Scola della patienza.djvu/302

Da Wikisource.
280 Scola della Patienza


O che malo argomento, O che brutto latino! Così andiamo quasi descrivendo gl’altrui costumi, e co’i nostri gl’imitiamo. Se ci componiamo a i mali essempi d’altri, e stimiamo dolce il perir con l’altra turba, veramente siamo troppo ridicoli. Che difesa posson fare i vitij altrui all’impatienza nostra? Habbiamo più illustri essempi della antica santità per imitare. C’invita S. Paolo dicendo: Imitatores mei estote fratres, et observate eos, qui ita ambulant, sicut habetis formam nostram: multi enim ambulant, quos saepe dicebam vobis (nunc autem, et flens dico) inimicos crucis Christi, quorum finis interitus. f Fratelli siate pure miei imitatori, e osservate quei, che caminano come fò io: Perche vi sono molti, che caminano talmente, come io gà vi dicevo, e hora ancor ve’l dico con le lagrime à gli occhi, che paiono tanti nemici