Pagina:Dresselio - Scola della patienza.djvu/329

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Parte I. Cap. VI. 307

mo da sentire noi altri. Siamo stati castigati? ci sovvenga di grazia, non solamente quello, che patiamo, ma ancora quello, che habbiamo fatto. Se vogliamo esser buoni giudici d’ogni cosa, la prima cosa, che ci habbiamo a persuadere è, che niuno di noi è senza qualche colpa. Perche di qua nasce, che grandemente ci sdegniamo, quando diciamo, non hò peccato, non hò fatto niente, e non confessiamo cosa alcuna; e ci sdegniamo qualche volta d’essere avvisati, e corretti; peccando in quel medesimo tempo, nel quale aggiungiamo a i nostri difetti l’arroganza, la scusa, e la contumacia. Percioche, come disse benissimo Fabio, lo scusarsi d’una colpa commessa è commetterne un’altra. L’huomo da bene hà caro d’essere avvisato, ma il tristo sente grandemente quando è ripreso; Mà chi è costui, che possa