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Pagina:Dresselio - Scola della patienza.djvu/352

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328 Scola della Patienza

io, che tu sij humile, e dimesso se tu non sei mai ingiuriato ne calunniato? Per qual capo posso io lodarti veramente per paziente se tu non hai mai travaglio alcuno? Il travaglio, e la calamità sono occasione della virtù.

Quelli si possono chiamare con molta ragione miseri, e infelici, che nella troppa felicità si marciscono, che come in un placido, e tranquillo mare sono da una soverchia bonaccia, e da una tediosa calma trattenuti. Tutto quello, che loro accadrà darà lor pena, e gran tormento. Poiche le molestie travagliano più quelli, che non vi sono usati, e sempre fù grave il giogo a una tenera cervice. Et un nuovo soldato si impallidisce anche al sospettar delle ferite; dove un veterano piglia animo in vedersi uscire il sangue, sapendo che dopo il sangue e le ferite hà molte volte ottenuto la vittoria.