Pagina:Dresselio - Scola della patienza.djvu/429

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Parte II. Cap. III. 405


Hor, che stiamo a negare? La nostra conscienza istessa ci fa contra, e ci convince. Noi altri per la maggior parte, siamo troppo vivaci; habbiamo dentro di noi certi affetti, e certi desiderij troppo ardenti, e molto indomiti: E perche noi assaggiamo la mortificatione, come fanno i cani l’acqua del Nilo, pigliandone manco che potiamo; Perciò Iddio benedetto ci manda cose salubri, anchorche non vogliamo, e ce ne lamentiamo, e talmente ci essercita con molestie, e con miserie, accioche siamo più mansueti, e più composti, e più facilmente diventiamo huomini da bene. O se tu sapessi, quanto t’importa l’esser così mortificato per liberarti da vitij in questa vita? E’ cosa certa, che i mali, che quà ci vengono, ci sforzano d’andar a Dio. L’oratione è buona, ma accompagnata con il digiuno, e