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26 | Scola della Patienza |
un’huomo così santo in cui non vi sia cosa alcuna da poter riprendere? Che pranzo, ò che Cena si trova, che non habbia qualche mescolanza d’aceto? S’io mangio assai, e mi riempio; mi sento aggravato, e vorrei haver mangiato manco. S’io trattengo l’appetito, e mi tempero, già la povera gola patisce. E di questa maniera sta sempre vicina al Carnevale la Quaresima, e alla Pasqua la Settimana santa. Al tempio dell’honore stà attaccato quello della fatica, e da questo si passa in quello; E così ubi uber, ibi tuber: Ubi mel ibi fel. E dov’è il latte, ò ’l miele son ivi ancor le mosche.
Si dice, che una volta litigarono innanzi à Giove il Piacere, e il Dolore, ed essendo ambedue ostinati nelle proprie pretensioni pareva, che nessuno volesse in cosa alcuna ceder all’altro. Quando Giove disse loro: Horsù stà bene,