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Pagina:Dresselio - Scola della patienza.djvu/580

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556 Scola della Patienza

madre ò gli angeli havesser messo in croce il più santo, e innocente, che mai si ritrovasse fra gl’huomini, poiche la madre haveria potuto dire: Io gli diedi il corpo, e gl’Angeli, e noi gli cantammo una bella canzone, e gli facemmo una bella musica quando ci nacque in una stalla, e non siamo stati ancor pagati. Ma che tentassero, e facessero questo idolatri impuri, e si levasse un popolo tanto caro contro il suo Signore, e ch’egli patisse ciò da’ suoi, è un segnalato essempio per i nemici della vera patienza. Non dubitavit manibus tradi nocentium. Che si lasciasse mettere in croce da i suoi nemici. Niuno ardisca chiamarsi membro, che non vorrà imitar questo suo capo. A questo proposito dice S. Gregorio: Cur asperum creditur, ut a Deo homo toleret flagella pro malis; si tanta Deus ab hominibus