Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/126

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Come a un inaspettato squillo di tromba il cuore di Nanna sussultava, e la madre trasfigurata balzava zoppicando verso la finestrella e guardava in cortile.

Le educande, tutte eguali nell'uniforme color piombo orlata di viola, colla mantellina rotonda, e il nastro delle figlie di Maria, sfilavano a due a due marcando col passo la cadenza del coro.

Avevano tutte i capelli tirati sulle tempie e riuniti sulla nuca in un minuscolo nodo; i grossi piedi uscenti dalla gonna nè lunga nè corta; le mani rosse e gonfie di geloni.

Innocenza, nel mezzo del cortile, colla testa che sembrava piegare sotto il peso delle trecce, segnava il tempo battendo le palme. Madre Gesualda, suor Genoveffa, e suor Agata, ascoltavano.

E ad un tratto la fanciulla alzava il mento aguzzo verso la finestrella, e sorrideva a sua madre.

Tutto era dimenticato. Non esisteva più nulla. Nanna era felice. Felice!... Tornava al suo posto; e sorrideva; e balbettava parole di tenerezza; e tendeva l'orecchio; e batteva festosamente col bastone sull'impiantito. Un'onda d'amore e d'orgoglio le gonfiava il cuore, passava, travolgendo e placando, sulle memorie di vergogna, sugli avvelenati istinti.

....Come era bello, quel coro!... E come Innocenza sapeva dirigere bene!... Quale trionfo per lei alle prossime recite di carnevale!... Si inaugurava il teatrino, e si rappresentava nientemeno