Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/128

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al fiume, a due chilometri dal paese. Avrebbero potuto ricoverarsi colà: il denaro non mancava per riattare alla meglio una stanzetta; già, non l'avrebbero abitata che per poche settimane. Così fu deciso.

E un dopo pranzo madre e figlia salirono piangendo su una carrozzella.

Non riescivano a staccarsi dalle care mura del convento, dalla Superiora diletta, che restava per ultima, come il capitano sulla nave che affonda.

Dopo tanti anni ininterrotti di quiete, di protezione sicura, di sicuro asilo, trovarsi ad un tratto sole, sperdute nel mondo!

La luce feriva violentemente le loro pupille avvezze alla penombra, le strade che le conducevano lontano sembravano loro paurose e interminabili.

Madre e figlia smarrite baciavano lo scapolare della Superiora, ripetevano fra le lagrime:

— Fra pochi giorni, fra pochi giorni torneremo, Madre Gesualda!...

E sotto la mantellina color piombo Innocenza serrava forte il grosso libro a fregi d'argento: «Le preghiere a Gesù», unico conforto nel doloroso distacco.

Una voce allegra chiamò dall'argine: — Innocenza!

E tosto, ad una finestrella della capanna, fra