Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/138

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Innocenza stava alla finestra a consultare il «Linguaggio dei fiori». Lo aveva comperato di nascosto, ed ora l'interrogava con ansietà.

Possibile?... Zeffirino in una settimana le aveva dato due garofani rossi: «amore ardente»; due bianchi: «indifferenza»; un fiore di gaggia: «gelosia»; un ciclamino: «siete bella e fredda»; una dalia gialla: «odio e disprezzo». Come raccapezzarsi?...

Il ciclamino forse diceva il vero; egli glielo aveva dato la sera innanzi con viso cupo mentre Pasquetta fischiettava; certo era un rimprovero per lei, Innocenza, per la sua freddezza che gli toglieva il coraggio di spiegarsi.

Poichè non c'era dubbio che egli l'amasse. L'aspettava ogni sera, si univa a loro, chiacchierava sempre con lei, le dava i fiori, la complimentava di continuo, anche in presenza di Pasquetta, che, un po' in disparte, ottusa e immusonita, fingeva di non sentire, guardava in alto, e batteva forte gli zoccoletti rossi sul marciapiede.

Ma non appena Zeffirino le lasciava, ella scuoteva il braccio dell'amica e le rideva sotto il naso, nervosamente:

— È innamorato di te! È innamorato di te!...

E qualche sera dimenticava passando di chiamarla, o rinunciava alla solita passeggiata, ma