Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/160

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che noi abbiamo diritto alla nostra libertà. Dille che ti paghi il salario di sedici anni di portineria. Dille che ho altro per la testa, io, che le sue querimonie!...

E Nanna andò.

E quando fu davanti alla Superiora negò, negò tutto; giurò sul Cristo che la lettera anonima non diceva il vero, che la sua Innocenza era sempre stata la stessa, tutta chiesa e casa; che anzi non aveva più voluto saperne neppure di quel tale.. di quel tale di cui avevano parlato alla Reverenda Madre; promise di tornare presto con lei a rassicurare, a convincere la Superiora.

La buona Madre, scossa dall'insolita eloquenza di Nanna, si lasciò disarmare. Ella non voleva, no, richiamarle per forza nell'istituto se preferivano vivere fuori (il Vescovo anzi aveva anche recentemente raccomandato alle religiose di non influire mai in questo senso sulle loro protette) (tempi infidi!) ma intendeva metterle in guardia contro i pericoli di cui è sparsa la via, specialmente per una giovinetta. Se la buona Innocenza era stata presa di mira dalla maldicenza senza sua colpa, che si astenesse per qualche tempo dal tornare in paese, che facesse vita ritirata, di preghiera, in modo da chiudere, coll'aiuto di Dio, la bocca ai maligni...

Nanna ringraziò, promise...

Innocenza intanto stava alla finestra, nell'ombra della sera, ma non per aspettare sua madre.