Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/243

Da Wikisource.

giro nei boschi coll'agente generale, il mal tempo l'aveva colto per istrada; giunto a Torri aveva trovato la lettera e il messo e aveva proseguito in calesse malgrado la pioggia, per non perder tempo....

— Scusami se mi presento così....

— Povero Gualtiero! Come sei buono! Ti ringrazio! Sei tutto bagnato.... Avrai anche freddo.... Vuoi una tazza di thè?

Ella ritrovava i gesti e le frasi convenzionali, sorretta, anche in quel momento, dalla forza dell'abitudine.

Avvicinò una poltrona, premè il bottone elettrico, diede ordine a Gianni di accendere il samovar, appressò al cugino la piccola table à thé coi sandwiches e il latte.

Era pallidissima.

Egli ne seguiva i movimenti colla fisionomia illuminata, ravvivata, e quasi abbellita, dalla gioia che la presenza di lei bastava a donargli.

Valeria tese a suo cugino una tazza di thè; le sue mani tremavano tanto che un po' del liquido bollente le si rovesciò addosso, strappandole un piccolo grido.

Quella scossa fisica le ridonò il suo coraggio, come una staffilata.

— Gualtiero, — disse sedendo di fronte a lui. — Devo dirti delle cose gravi. Tu mi vuoi bene, non è vero? Io non ho che te, non posso fidarmi che di te solo.

Fissandolo coi suoi cangianti occhi quasi per trasfondergli la sua imperiosa volontà, ella proseguì: