Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/251

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da esitare?... Va da lui, Gualtiero, parlagli in nome del mio amore, trova le parole buone e forti; vinci la sua fierezza, i suoi scrupoli, digli il mio soffrire, qui, sola, lontana, senza sue lettere!... Vuoi farlo, non è vero?... per me?... per la tua sorellina che ti sarà grata in eterno del bene che le fai?...

— No, — rispose egli, gelido di fronte a quell'ardore.

— Non vuoi? non vuoi?... — ripetè la fanciulla non potendo credere ai suoi orecchi, — E perchè dunque non vuoi?...

— Perchè quel giorno che io dovessi cercare e trovare quell'uomo, sarebbe per cacciargli un coltello nell'anima, — disse Gualtiero pallido come se non gli rimanesse stilla di sangue nelle vene, — non già per implorare che ti sposi dopo averti disonorata!

— Dunque tu mi abbandoni? Dunque tu vuoi esser lasciato tranquillo? Vuoi seguitare a suonare il tuo violino e a studiar Nietzsche senza seccature? Ed è questo il tuo affetto? il tuo fedele attaccamento?... Tu mi lasci sola nel momento dell'angoscia: sola, e disperata! Batterti non puoi, salvarmi non vuoi!... Che sarà di me?... Chi mi vorrà tendere una mano?... Chi pregherò? A chi mi rivolgerò?...

— A nessuno! — si rispose ella stessa, fissando il cugino con occhi lampeggianti di dolore, d'audacia, di sfida. — A nessuno!... Andrò io stessa da Fausto, lo pregherò io stessa, lo supplicherò di sposarmi, di togliermi da questo ambiente di vili e di egoisti! Egli mi respinge