Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/337

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— Insomma, Adelaide, non insistere, ti prego: non posso!

— Ti supplico, ti scongiuro, permettimi di dar lezioni, permettimi di lavorare!

— È tardi; — rispose il prete avviandosi verso l'uscio; — dovrei già essere alla chiesa. Sii ragionevole....

— Non mi lascerai senza prima avermi promesso! — gemette ella. — Sii buono, Antonio; in nome di nostra madre, abbi pietà!... Non lasciarmi così!

Gli sbarrò il passo livida, senza lagrime, tremando in tutto il corpo.

— Promettimi, promettimi!

Si era gettata ai suoi piedi, gli abbracciava i ginocchi, le sue mani brancolando avevano afferrata la tonaca.

Il prete fece una mossa brusca per liberarsi.

— Promettimi! — insistette ancora Adelaide aggrappandosi a lui sempre più forte. E all'improvviso le mani di lei lo lasciarono, ed ella cadde riversa, il corpo teso come un arco, la bava alla bocca, e gli occhi stralunati di cui non si vedeva che il bianco. L'accesso durò pochi istanti.

Don Antonio sentì che non bisognava chiamare nessuno. La donna si placava a poco a poco: i denti si disserravano; i fremiti si facevano più radi; lente lagrime cominciavano a rigarle il volto.

Ella si rizzò a sedere; con occhio attonito e torbido si guardò intorno. Il fratello piegato su di lei le asciugava il pianto.