Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/342

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veramente — e che tutti passando guardavano con deferenza come ad una gloria paesana.

— Poche famiglie di città potrebbero esporre arazzi come quelli di casa Castori! — aveva sentenziato Dorotea sedendosi a tavola, ed aveva detto: Casa Castori, coll'istesso tono con cui avrebbe potuto dire: Casa Hohenzollern.

— Sarà una giornata memorabile!

— Il tempo è splendido! quanta gente!

— Alle Tre Spade non c'è più un posto libero...

— Avete visto il Sindaco Barrai colla moglie e la figliola?

— Sì?... c'è anche il segretario comunale, e Micheluccio Mastella colla sua fidanzata.

Le tre donne guardarono di sfuggita Adelaide che non chinò gli occhi nè arrossì.

Che le importava ormai? che cosa le importava di nulla, di nulla al mondo?

Era indifferente a tutto e a tutti.... Era ridotta l'ombra di sè stessa, tutta occhi e bocca, uno spettro....

Seppure Micheluccio fosse venuto, e le avesse detto: — Eccomi, sono qui, sono venuto per te, per liberarti, per condurti via! — ella non avrebbe più avuto la forza di sorridere, nè di fare un passo.

Troppo tardi! troppo tardi!

Dopo colazione le sorelle, la zia, la vecchia Laura, uscirono agghindate cogli abiti delle feste. Don Antonio era già assente dal mattino, ospite di Don Giocondo alla canonica.

Adelaide rimase sola in casa a custodire l'infermo.