Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/57

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— Che è successo questa notte con Folco, Rosa? — chiese egli affettuosamente non appena i due si furono allontanati.

— Ha svegliato il bambino! — rispose la madre duramente; e tosto cambiò espressione, tono, maniere, e domandò al dottore colle lagrime nella voce: — Guarirà presto, non è vero?

Egli la confortò come meglio seppe, e accompagnato da Teresa uscì dalla stanza, promettendo di tornare l'indomani mattina.

Rosa rimase sola.

Improvvisamente, ebbe la sensazione, inspiegabile, irragionevole, — un istinto? — che quei tre che erano usciti non le dicessero tutto: che fra quei tre vi fosse un segreto, un accordo di silenzio.

Che sguardo si erano scambiati, i due vecchi, presso alla culla? Perchè il conte Ademaro appariva così accasciato, invecchiato di dieci anni in pochi giorni? Perchè?...

Fulmineamente, la decisione fu presa. La contessa Clemenza era nella cappella, essi, il conte Ademaro e il dottore, nel salotto a pian terreno. Ascoltare alla porta quello che dicevano. Subito.

Non le balenò neppure alla mente il sospetto che fosse una cosa scorretta, da non farsi.

— Torno subito, — disse a Teresa che era appena rientrata.

E scese cautamente le scale. Arrivò all'uscio della stanza da gioco dove ogni sera il conte Ademaro e il dottore, da venticinqu'anni, facevano