Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/84

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Con tranquillità e con fierezza egli passò fra di loro alzando il lume, gettando a destra e a manca uno sguardo spavaldo, di saluto e di sfida. E a un tratto trasalì vivamente e si arrestò facendosi schermo agli occhi colla mano.

— La Nemesi!... Fraulein Gretchen! Fraulein Gretchen!...

Nennè la riconosceva: non v'era dubbio, era lei; attraverso i secoli, nella stampa di Dürer rivivevano le linee, il corpo, l'espressione della poderosa amica della sua nonna.

Soltanto, la Nemesi della nonna aveva una blusa scozzese ed una gonna color pistacchio, la Nemesi di Dürer era nuda, completamente nuda, e passeggiava tranquilla su di un nastro di nubi teso da una montagna all'altra.

Il piccolo scoppiò in una risata e tirò fuori mezzo metro di lingua. Wagner lo guardò scandalizzato e sorpreso. Ma Nennè continuò a ridere e a piroettare sulla punta di un piede e a far inchini e boccacce alla stampa vendicatrice.

Dopo quella scoperta, le incisioni raccolte nella casa incominciarono a interessarlo vivissimamente.

Non passava giorno — adesso — che nélle sue corse attraverso ai mercati, le piazze e i sobborghi di Norimberga, egli non incontrasse qualcuno che gli pareva d'avere «già visto», o che rientrando in casa egli non «riconoscesse» qualche figura che aveva appena incontrata. Qualche vecchio popolano venditore d'uova e di pesce, qualche soldato angoloso e poderoso,