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caro signore, ecco dove s’incappa quando si hanno intelligenze coi nemici del signor principe d’Orange.

— I de Witt sono stati assassinati! mormorò Cornelio grondante sudore e lasciandosi cadere sul suo letto con le braccia spenzolate e con gli occhi chiusi.

— I signori de Witt hanno subita la giustizia del popolo, disse Grifo; chiamate assassinati quelli? Io per me dico: giustiziati.

E vedendo che il prigioniero non solo era in istato di calma, ma di annientamento, escì dalla stanza, tirando la porta con violenza, e facendo strisciare rumorosamente i chiavistelli.

Tornando in sè, Cornelio trovossi solo, e riconobbe la camera in cui era, la camera di famiglia, come aveala chiamata Grifo, quel passaggio fatale che doveva portarlo a una misera morte.

E siccome gli era un filosofo, siccome gli era soprattutto un cristiano, cominciò a pregare per l’anima del suo compare, poi per quella del gran Pensionario, poi alla fine rassegnossi egli stesso a tutti i mali, che a Dio piacesse mandargli.

Quindi dopo essere ridisceso dal cielo in terra, dopo di terra essere rientrato nella segrete e bene assicurato che in quella egli era solo, cavò di seno i tre talli del tulipano nero e nascoseli dietro un palchetto sul quale posavasi il tradizionale boccale, in un canto il più oscuro della prigione.

Inutile fatica di tanti anni! dolci speranze perdute! La sua scoperta avrebbe fatto capo al niente, com’egli alla morte! In quella prigione nemmeno un filo d’erba, un briciolo di terra, un raggio di sole.