Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/37

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Potevano vedersi sotto la fascia bianca trasparire le goccie di sangue, che la pressione delle dita sull’apis spremeva dalle aperte carni.

Grondava il sudore dalle tempie del gran Pensionario. Cornelio scrisse:


«Caro figlioccio!

Brucia il deposito, che ti ho confidato, brucialo senza guardarlo, senza aprirlo, affinchè ti sia sconosciuto. Son di tal genere i segreti, che ucciderebbero il depositario. Brucia, e avrai salvato Giovanni e Cornelio.

Amami, addio.

20 Agosto 1672.

Cornelio de Witt


Giovanni con le lacrime agli occhi asciugò una goccia di quel nobile sangue che aveva macchiato il foglio, lo consegnò a Craeke con un’ultima raccomandazione, e tornò da Cornelio, che il patimento avea reso pallido e quasi presso a svenirsi.

— Ora, diss’egli, quando il bravo Craeke avrà fatto sentire il suo antico fischio di contromastro, essendo già fuori dei gruppi, dal lato opposto del vivaio.... allora partiremo noi.

Non erano passati cinque minuti che un prolungato e vigoroso fischio percosse col suo trillo marinaresco il nero fogliame degli olmi acuminati, e dominò i clamori del Buitenhof.

Giovanni alzò le braccia al cielo per ringraziarnelo.

— Ora, disse, partiamo, o Cornelio.