Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/47

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— Mia ragazza, disse Cornelio, io non ho nulla a darti in contraccambio del servigio che tu mi rendi, fuorchè la Bibbia che tu troverai nella mia camera: l’è l’ultimo dono di un uomo onesto; spero che ti porterà fortuna.

— Grazie, signor Cornelio; la porterò sempre meco, rispose la giovinetta.

Poi tra sè sospirando:

— Che sfortuna che io non sappia leggere!

— Ecco che raddoppiano i clamori, o mia ragazza, disse Giovanni; credo che non vi sia un momento da perdere.

— Venite dunque, disse la bella Frisona.

E per un andito interno condusse i due fratelli dal lato opposto della prigione.

Sempre guidati da Rosa discesero una scala di una dozzina di gradini, traversarono una corticella con le mura merlate, e per la porta a sesto acuto già aperta, trovaronsi dall’altro lato della prigione sulla via deserta in faccia alla carrozza che aspettavali col montatoio calato.

— Eh! presto, presto, miei padroni, non sentite? esclamò il cocchiere tutto spaventato.

Ma dopo aver fatto montare Cornelio, il gran Pensionario si volse alla giovinetta:

— Addio, mia ragazza, disse; tutto quello che ti si potesse dire, non ti esprimerebbe che debolmente la nostra riconoscenza. Ti raccomanderemo a Dio, che ricorderassi, io spero, che tu hai salvato la vita a due uomini.

Rosa prese la mano stesale dal gran Pensionario, e baciolla rispettosamente.