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Il 20 agosto 1672 al tocco dopo mezzogiorno Cornelio era dunque nel suo prosciugatoio co’ piedi sulla traversa della sua tavola, co’ gomiti sul tappeto, considerando con deliziosissima curiosità tre talli che separava dalla cipolletta: talli puri, perfetti, intatti, primordii impagabili di uno dei più maravigliosi prodotti della scienza e della natura, uniti in tale combinazione, la cui riuscita doveva illustrare per sempre il nome di Cornelio Van Baerle.

— Sì, troverò il gran tulipano nero, diceva tra sè Cornelio, separando i talli; mi toccheranno i cento mila fiorini del premio proposto, che io distribuirò ai poveri di Dordrecht; e in questo modo l’ira che ogni ricco ispira nelle guerre civili, acquieterassi, e così io potrò senza punto temere dei repubblicani o degli orangisti, continuare a tenere le mie casellette in magnifico stato. Non temerò più che in un giorno di sommossa i bottegai di Dordrecht e i marinai del porto vengano a sbarbare le mie cipollette per nutrire le loro famiglie, come mi sono qualche volta sentito sussurrare dietro, quando sia stato loro referito che ho comprato una cipolletta per due o trecento fiorini. Io donerò dunque, sta fermo, i centomila fiorini di premio ai poveri; benchè....

E a questo benchè Cornelio Van Baerle fece una pausa e sospirò.

— Benchè, riprese, que’ centomila fiorini applicati all’ingrandimento del mio plantario oppure ad un viaggio nell’Oriente patria de’ bei fiori sarebbe una spesa ben più dolce. Ma ohimè! non v’è luogo a pensare a tutto questo; moschetti, bandiere, tamburi e proclami, ecco ciò che domina al presente!