Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/90

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E nel tempo medesimo senza permesso Craeke si precipitò nel prosciugatoio.

Questa apparizione che puzzava di violenza, era una tale infrazione alle abitudini stabilite nella casa di Cornelio Van Baerle, che costui scorgendo Craeke precipitantesi nella stanza, fece un tal moto convulsivo con la mano, che copriva i talli, da far saltar via due cipollette, una sotto al tavolino vicino alla gran tavola, e l’altra nel cammino.

— Ah diavolo! disse Cornelio precipitandosi dietro alle sue cipolle; che v’è dunque, o Craeke?

— V’è, signore, rispose Craeke, depositando il foglio sulla gran tavola, dov’era rimasta la terza cipolletta: v’è che voi siete invitato a leggere questo foglio senza perdere un solo istante.

E Craeke che avea creduto rimarcare nelle vie di Dordrecht i sintomi di un tumulto simile a quello, che avea poco fa lasciato all’Aya, fuggì senza volgersi indietro.

— Bene! bene! mio caro Craeke, disse Cornelio stendendo il braccio sotto la tavola per raccogliervi il tallo prezioso; la leggerò, la tua lettera.

Poi raccogliendo la cipolletta, che messe nel cavo della sua mano per esaminarla:

— Buono! disse, eccone già una intatta. Demonio di Craeke, veh! entrar così nel mio prosciugatoio. Vediamo l’altra.

E senza posarla, Van Baerle si avvicinò al cammino, e in ginocchioni con la punta del dito si mise a razzolare la cenere, che fortunatamente era diaccia. Dopo un momento sentì la seconda cipolletta.

— Buono, disse, eccola.