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Pagina:Ecce Homo (1922).djvu/120

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1.


Conosco il mio destino. Un giorno si riconnetterà al mio nome il ricordo di qualche cosa di terribile, d’una crisi come non ce ne fu mai del più tremendo urto di coscienza, d’una sentenza pronunciata contro tutto ciò ch’era stato creduto, preteso, santificato fino allora. Io non sono un uomo: sono della dinamite. E, nonostante tutto ciò, non ho affatto la stoffa d’un fondatore di religioni: le religioni son roba da popolino: io provo il bisogno di lavarmi le mani dopo aver toccato quelle d’un uomo religioso.... Io non voglio dei «credenti»; penso che sono troppo cattivo per credere a me stesso; non parlo mai alle masse.... Ho una paura enorme che un giorno mi si santifichi; si capisce perchè io pubblichi prima questo libro: esso deve evitare che si abusi del mio nome.... Non voglio essere un santo: preferisco d’essere un buffone.... Forse, sono un buffone.... E tuttavia, o piuttosto non tuttavia — poichè finora non c’è stato nulla di più bugiardo che i santi — io parlo la verità. Ma la mia verità è spaventosa, perchè finora s’è chiamata verità la menzogna. Inversione di tutti i valori: ecco la mia formola per un atto di supremo riconoscimento di sè stessi, di tutta l’umanità, atto che in me è diventato carne e genio. Il mio destino esige ch’io sia il primo uomo onesto, ch’io mi senta in opposizione alle menzogne di vari millennii.....