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perchè sono tanto accorto 45

so in che rapporti altri siano stati con Wagner: sul nostro cielo non è mai passata una nuvola.

E con ciò torno ancora una volta in Francia. Io non ho delle buone ragioni contro di essi, ho soltanto una piega sdegnosa delle labbra per i wagneriani et hoc genus omne che credono di onorare Wagner con ciò, che lo trovano simile a sè.... Fatto come sono, per istinto estraneo a tutto ciò ch’è tedesco al punto che basta la vicinanza d’un tedesco per ritardarmi la digestione, il mio primo incontro con Wagner fu il primo momento della mia vita in cui respirai liberamente: io lo sentii, l’onorai come l’Estero, come l’opposto, come una protesta vivente contro tutte le «virtù tedesche».

Noi che, bambini, vivemmo nell’aria viziata degli anni intorno il 1850, siamo necessariamente pessimisti per il concetto di «tedesco», non possiamo essere che rivoluzionari, non ammetteremo mai uno stato di cose in cui abbia il sopravvento il Tartufo. Mi è perfettamente indifferente ch’esso si sia mutato d’abiti, che si vesta di scarlatto o indossi l’uniforme degli Usseri.... Ecco! Wagner era un rivoluzionario; scappava via dai tedeschi.... Come artisti non si ha altra patria in Europa all’infuori di Parigi: la delicatezza di tutti i cinque sensi artistici ch’è richiesta dall’arte di Wagner, l’abilità di cogliere le sfumature, la morbosità psicologica, non s’incontrano che a Parigi. In nessun altro luogo si mette tanta passione in questioni di forma, tanta serietà nella mise en scène; — quest’è la serietà parigina per eccellenza. In Germania non si ha la minima idea dell’enorme ambizione che sta nel cuore d’ogni artista parigino. I tedeschi sono bonarii — Wagner non era punto bonario.

Ma ho già spiegato abbastanza (in «Al di là del bene e del male», pag. 256 e seg.) a che schiera d’artisti appartiene, quali sono i suoi parenti più prossimi: sono i romantici francesi della seconda maniera, quella sublime schiera d’artisti come Delacroix, come Berlioz, con un fondo di malattia, d’incurabilità nel loro essere, veri fanatici dell’espressione. Virtuosi dalla testa ai piedi. E