Pagina:Ecce Homo (1922).djvu/73

Da Wikisource.
78 ecce homo


L’influenza di quest’opera sulla mia vita ulteriore fu addirittura inestimabile. Finora, nessuno ha tentato di attaccar briga con me. Si tace, mi si tratta, in Germania, con una prudenza sospettosa: da anni ho usato piena libertà di parola, libertà per la quale oggi nessuno, almeno nell’«Impero», ha la lingua abbastanza sciolta. Il mio paradiso è «all’ombra della mia spada....». In fondo, avevo messo in pratica una massima di Stendhal: egli consiglia di fare il proprio ingresso in una società con un duello. E come mi ero scelto il mio avversario! il primo libero spirito tedesco!.... Nel fatto, una nuova specie del libero pensiero trovava espressione in quest’opera: fino ad oggi non ho conosciuto nulla di più estraneo e di più lontano da me che tutta la razza europea e americana dei «libres penseurs». Tra essi — incorreggibili teste vuote, buffoni delle «idee moderne» — e me, c’è una scissura più profonda di quella che ci sia fra essi e un altro qualunque dei loro avversari. Anch’essi vogliono, a modo loro, «migliorare» l’umanità, a loro immagine; se essi riuscissero a comprenderlo, farebbero una guerra a morte contro ciò ch’io sono, ciò ch’io voglio; essi credono tutti, ancora, all’«ideale».... Io sono il primo immoralista.


3.


Non ardirei di sostenere che — eccezion fatta, naturalmente, per alcune cose — le due «Inopportune» segnate coi nomi di Shopenhauer e di Wagner possano servire alla speciale intelligenza o anche semplicemente a porre i problemi psicologici dei due casi. Così, per esempio, con profonda sicurezza d’istinto il fondo della natura di Wagner è caratterizzato proprio qui come una natura da commediante che nei suoi mezzi e nelle sue finalità è sempre conseguente a sè stessa.

In fondo, con questi scritti io voleva fare tutt’altra cosa che della psicologia: un problema d’educazione, senza pari, un nuovo