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Pagina:Ecce Homo (1922).djvu/84

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perchè scrivo così buoni libri 89

cose che filano via leggere e senza rumore, attimi ch’io chiamo divine lucertole: e fermarle non con la crudeltà di quel giovane dio greco che, semplicemente, trafiggeva le povere lucertolette, ma tuttavia, sempre con qualche cosa di acuto: con la penna..... «Ci sono tante aurore che non hanno ancora splenduto»; questa scritta indiana sta sulla soglia del libro. Dove cerca il suo autore quel nuovo mattino, quel rosso tenero non ancora scoperto, con cui comincia ancora il nuovo giorno, ah! tutta una serie, tutto un mondo di giorni nuovi? In una inversione di tutti i valori, in una liberazione da tutti i valori morali, in un affermare e confidare in tutto ciò che fino allora è stato proibito, sprezzato, maledetto. Questo libro, tutto d’affermazione, spande la sua luce, il suo amore, la sua tenerezza su cose affatto cattive, rende loro «l’anima», la buona coscienza: l’alto diritto e il privilegio di vivere. La morale non è combattuta semplicemente, non è più considerata..... Questo libro finisce con un «Oppure?»; è l’unico libro che finisca con un «Oppure?».....


2.

Il mio còmpito di preparare all’umanità un attimo di ritorno alla coscienza di sè stessa, un grande meriggio, in cui essa possa riguardare indietro e lungi da sè, in cui si sottragga al dominio del caso e dei preti e per la prima volta si ponga, nel suo insieme, il problema del «Perchè?», del «A che scopo?»; questo còmpito è una conseguenza necessaria della convinzione che l’umanità non va da sè per la via migliore, non è affatto governata dalla provvidenza divina, ma che, al contrario, proprio sotto i suoi più sacri concetti di valore s’è nascosto ed ha imperato l’istinto della negazione, l’istinto della corruzione, l’istinto di decadenza.

La questione dell’origine dei valori morali è, dunque, per me, una questione di primo ordine, perchè da essa dipende l’avvenire dell’umanità. L’obbligo di credere che, in fondo, tutto è nelle