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perchè scrivo così buoni libri 95

proprio in quest’inverno e in queste circostanze sfavorevoli che nacque il mio «Zarathustra». La mattina risalivo la splendida strada che va a Zoagli, lungo la pineta, dominando tutta l’immensità del mare; nel pomeriggio, quando la mia salute me lo permetteva, giravo tutto il golfo di Santa Margherita, fin dietro Portofino. Questo luogo e questo paesaggio sono diventati anche più cari al mio cuore per il grande amore che portò loro l’imperatore Federico III; nell’autunno 1886 ero, per caso, di nuovo su quella costa quand’egli visitò per l’ultima volta quel dimenticato angolo di felicità. Su queste due strade mi venne la prima idea di tutto il «Zarathustra» e sopratutto l’idea di Zarathustra come tipo; o, per meglio dire fu lui a prendermi di sorpresa....


2.


Per comprender questo tipo bisogna prima rendersi esatto conto della sua premessa fisiologica che è ciò ch’io chiamo la grande salute. Io non saprei spiegare questo concetto più chiaramente, più personalmente di quello che non abbia già fatto in uno degli ultimi brani del quinto libro della «Gaia scienza». «Noi» — vi è detto — «uomini nuovi, senza nome, ardui a comprendere, precursori d’un avvenire non ancora potuto dimostrare, abbiamo bisogno di nuovi mezzi per uno scopo nuovo, cioè d’una nuova salute, più gagliarda, più acuta, più tenace, più temeraria e più lieta di quello che mai sia stata alcun’altra salute. Quegli la cui anima aspira a saggiare tutti i valori già esistiti e tutti i desiderii sinora soddisfatti e ad esplorare tutte le spiaggie di questo «Mediterraneo» ideale della vita, quegli che vuole conoscere per mezzo delle avventure della propria esperienza quali sieno i sentimenti d’un conquistatore e d’un esploratore dell’ideale, e inoltre quali sieno i sentimenti d’un artista, d’un santo, d’un legislatore, d’un saggio, d’un dotto, d’un devoto, d’un indovino, d’un divino eremita di vecchio