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Eccher, La fisica sperimentale dopo Galileo 371

delle acque nei canali e nei fiumi; opera che lo rese tanto celebre da valergli da Urbano VIII la cattedra di matematiche in Roma e la direzione di importanti lavori idraulici, condotti a termine con esito felicissimo. — E come aveva aiutato Galileo nelle osservazioni astronomiche, in cui era espertissimo, ideò il metodo della proiezione per render visibili le macchie solari, senza offesa della vista, ed introdusse, per avere maggior chiarezza, i diaframmi nei cannocchiali.

Preludio alle ricerche che resero celebre nel nostro secolo il modenese Melloni, sperimentò pel primo sul calorico raggiante, avvertendo come i corpi in maggiore o minor grado si riscaldino a seconda dello stato di lor superficie e colore. Nè va taciuta l’idea di raccogliere quello, che fu poi detto lo spettro magnetico, dato dal disporsi su d’un diaframma della limatura di ferro attirata da poli di sottoposta calamita; metodo al quale tutt’oggi si ricorre por mostrare le linee di forza, nello studio delle macchine dinamo elettriche.

Fu il Castelli che spinse Bonaventura Cavalieri Bolognese, dell’Ordine dei Gesuati, da tempo soppresso, a dedicarsi alle matematiche, ed a frequentare in Pisa le lezioni del Galileo, per passar poi ad insegnare nell’Università stessa della sua patria.

Nell’opera del Cavalieri “Geometria indivisibi-